Il punto di partenza non può che essere il bambino e la domanda di significato o di senso che lo caratterizza, domanda alla quale la scuola non può non tentare di fornire una propria risposta.
Il bambino di fronte alla realtà (che si soggettivizza nella sua personale esperienza) è animato dalla domanda di significato; e quindi vanno alimentati in lui la logica della curiosità, l’interesse alla conoscenza, lo spirito di iniziativa, la capacità di critica, la disposizione alla meraviglia. Ma occorre anche creare un preciso quadro di riferimento, che consenta di sviluppare meglio tutte queste attitudini e di orientare il bambino tra valori, concetti, segni linguistici e forme.
Va quindi chiarita l’importanza della regola, intesa a questa età come criterio condiviso per regolamentare le relazioni interpersonali. Essa, per prima cosa, è rispetto per l’altro, non violenza, predisposizione al dialogo; in altri termini, quell’insieme di forme e di riti che tende ad ordinare la vita degli individui in una società civile, assoggettando a vincoli la libertà individuale. Ma nella sua accezione educativa è anche lo strumento linguistico, la forma di espressione, la disciplina nei giochi; e in senso più generale una sorta di forma, entro cui collocare l’ordine dei valori, perché le esperienze del bambino producano autentica crescita e maturazione.
Il valore della regola richiama all’importanza di chi la afferma nel caso concreto, e quindi della nozione di autorità: questa deve essere proposta come figura istituzionale, per evitare che possa essere identificata dal bambino con la pura e semplice figura del detentore del potere inteso come forza. Occorre quindi aumentare il peso formativo della istituzione- scuola, la sua capacità di educare; e quindi il suo primo compito sarà quello di acquisire consenso nel bambino, di tradursi in ragione di rispetto senza necessità di coercizione immediata.
Sottolineare tali temi non rischia di svalutare il valore della libertà del bambino – da cui si è partiti e che è sempre necessario avere come costante punto di riferimento, quale fine ultimo del lavoro della scuola – ma aiuta a sviluppare il suo presupposto essenziale, la capacità di critica e di scelta. Una volta che il bambino si sarà formato un quadro di regole e valori, avrà acquisito dei binari su cui sviluppare la propria conoscenza; e solo per tale via potrà maturare la capacità di critica ed anche di trasgressione, da cui maturerà il suo carattere di uomo o di donna. Ciò sarà impossibile se le regole della tradizione non si siano prima affermate nella sua coscienza, ed egli sia rimasto, nella sua ricerca di significato, nella incertezza e nella solitudine.
Ecco quindi l’importanza della tradizione, come contenuto e fondamento delle regole e della autorità. Essa non va confusa con la semplice consuetudine, perché delle esperienze del passato elabora e valorizza soltanto quelle che costituiscono valori di riferimento, e non semplici strumenti di prassi quotidiana.
La tradizione, così intesa, diviene il luogo di appartenenza, che mette i bambini della scuola in comune tra loro e li lega con fili di precisa solidarietà e comunanza di interessi. E’ il quadro di riferimento, dal quale poi potranno partire per costruire gli elementi di certezza che troveranno nell’insegnamento successivo, ed insieme i valori di apertura all’esterno, tolleranza e comprensione, che presuppongono però la identificazione di sé stessi. Senza tale sicuro punto di riferimento, infatti, non può esservi dialogo con gli altri, perché semplicemente non vi saranno dei “noi” e degli “altri”, ma solo una serie indifferenziata di valori e culture, senza possibilità di orientamento tra loro e quindi di dialogo e confronto costruttivo.
Ai fini del presente progetto tale tradizione viene identificata nella cultura cristiano cattolica; con la precisazione che in termini di dottrina essa verrà limitata a pochi semplici punti fermi: la fratellanza degli uomini, l’amore di Dio per loro simboleggiato dalla venuta al mondo di Gesù, la paternità di Dio, la responsabilità degli uomini nei confronti del Padre ma anche dei fratelli.
Tale nozione di responsabilità riconduce ai concetti di regola e di autorità, con conseguente circolarità del percorso nel suo complesso.

 

Dagli Orientamenti Al Progetto Pedagogico

Il quadro teorico di riferimento del presente progetto pedagogico è costituito dagli “Orientamenti dell’attività educativa” il testo programmatico adottato a partire dall’anno scolastico 1995/1996 da parte di tutte le scuole dell’infanzia operanti in provincia di Trento. Il testo rappresenta la fonte prioritaria da cui attingere i fini e le finalità sui quali elaborare la progettazione pedagogica ed articolare la programmazione educativo-didattica.
Il modello curricolare proposto negli “Orientamenti” si sviluppa in tre ambiti corrispondenti ad altrettante polarità del processo cognitivo attraverso le quali il bambino entra in contatto con il mondo, vive ed interpreta le proprie esperienze. Il primo ambito, quello dell’identità personale e relazionale, fa capo all’esigenza del bambino di costruire e conoscere la propria identità, la propria natura sociale e di dare un senso alla realtà; il secondo, l’ambito dell’azione e della conoscenza, si può definire l’ambito dell’azione costruttiva e riguarda la maturazione delle facoltà cognitive del bambino connesse alle azioni che scopre per capire il mondo ed intervenire su di esso; il terzo, l’ambito della comunicazione, prende in causa i vari linguaggi espressivi (linguistico, grafico pittorico, musicale, motorio) per comunicare ed entrare in relazione con il mondo.
I tre ambiti sono tra loro complementari e costituiscono la base dalla quale estrapolare le prospettive educative della singola scuola per tradurle in finalità ed obiettivi didattici specifici.
Il Piano Pedagogico

Le finalità educative che questo progetto intende sottolineare e porre in maggior evidenza, rispetto ad altre di cui si riconosce comunque l’importanza, si riferiscono in particolar modo all’ambito dello sviluppo dell’identità personale e relazionale.
A tale scopo nel bambino quindi sarà fondamentale favorire la maturazione del senso di appartenenza alla tradizione così come esplicitato in precedenza. Tale acquisizione, in quanto interiorizzato, costituirà il presupposto per un confronto positivo con l’altro – quali che siano i tratti definitori della sua cultura, delle sue credenze, dei suoi costumi – sia in termini di accoglienza che di disponibilità.
Sarà perciò importante far cogliere al bambino le modalità che regolano, o meglio che dovrebbero regolare, le dinamiche sociali e cioè: la collaborazione, il confronto e il dialogo. Questo sempre partendo dal presupposto che per un’apertura vera verso l’altro è necessario esistere come individui con una propria appartenenza culturale, tradizionale, religiosa ed etnica.
Solo così il confronto favorirà lo sviluppo dell’identità personale e la conquista dell’autonomia nel rispetto dell’altro senza arrivare ad omologare gli individui in una cultura di massa generalizzata o a spingere le differenziazioni e il senso di appartenenza verso pericolosi integralismi.
Da ciò deriva un adeguato sviluppo del senso di responsabilità personale strettamente legato, vista l’età dei bambini alla prime forme di giudizio morale che in questa fase vanno formandosi.
Una attenzione a queste finalità educative non prescinde chiaramente dallo svolgere nella sua interezza il modello curricolare proposto dagli Orientamenti di cui questo progetto pedagogico è una specificazione e ponderazione.